Ne abbiamo già parlato qualche settimana fa nell’articolo Notizie false, conseguenze vere, ma la situazione continua a peggiorare.
A nulla sembrano servire gli sforzi di Google, Facebook, dei siti anti bufala e dei vari debunker. Le fake news dilagano e sono sempre più pericolose e dannose.
Bugie divulgate in maniera intenzionale da personaggi il cui scopo è fomentare l’odio verso qualcuno.
Ne sono dimostrazione il caso di Alfredo Mascheroni, la cui vita è stata devastata dalla falsa accusa pubblica (su Facebook) di essere un pedofilo o del bar di Pioltello, i cui avventori sarebbero stati visti da un testimone, festeggiare per l’attentato a Munchester. Entrambe queste bufale hanno scatenato violente reazioni da parte di un folto gruppo di creduloni ed hanno portato i più stupidi tra essi a compiere atti vandalici e violenze psicologiche nei confronti degli incolpevoli protagonisti.
Ma come è possibile?
Se vi state chiedendo come può una notizia completamente falsa e inventata avere un tale effetto, è presto detto: fa leva sugli istinti più bassi delle persone.
Come già spiegato in Notizie false, conseguenze vere, le fake news si diffondono essenzialmente grazie all’impulsività delle persone. Far indignare qualcuno è il miglior modo per spingerlo a reagire in maniera sconsiderata.
Agire sui valori che le persone considerano importanti, accusando qualcuno di averli calpestati, è la strada più semplice di fomentare l’odio verso quella persona. Tale odio, sui social, si manifesta sotto forma di commenti indignati e condivisione furiose alimentando una spirale di odio crescente che alla fine sfocia nella reazione violenta di qualche idiota sedicente giustiziere.
In parole semplici l’idea è: “mi sta antipatico Tizio ma sono incapace di affrontarlo, quindi lo accuso di qualcosa di terribile, come essere un pedofilo o un terrorista, e aspetto che sia la rete a giudicarlo e punirlo al posto mio”. È un puro e semplice atto di diffamazione. Aggravato dal fatto che viene compiuto su quelle che al momento sono le più grandi casse di risonanza esistente: i social network.
Si può agire così impunemente?
Come riportato nell’articolo Fake news, l’esperto: ecco quali rischi per chi pubblica e condivide bufale pubblicato su Repubblica, chi partecipa a questo processo virtuale con il proprio commento o la condivisione è da considerarsi, a tutti gli effetti, colpevole di diffamazione e rischia pene reali (non virtuali…) come multe e reclusione.
Cosa si può fare?
Ciò che sta avvenendo in questi giorni è la dimostrazione che l’accesso alle informazioni non è di per sé sufficiente a far sì che che persone capiscano e sappiano interpretare e gestire tali informazioni.
In pratica, non c’è algoritmo di verifica o di selezione di fonti alternative che tenga finché gli utenti non accenderanno il cervello quando utilizzano i social network ed il Web in generale.
Se volete provare a documentarvi sulla quantità di notizie inventate che sono in circolazione, vi consiglio di visitare quotidianamente (o iscrivervi alla pagina Facebook) questi siti di esperti debunker:
- Debunking.it - Antibufale e fact checking
- BUTAC - Bufale un tanto al chilo
- Bufale.net
- Il blog di David Puente
- Il Disinformatico